Sostanzialmente un altro modo di definire il tight end. Il Y receiver è il ricevitore allineato al lato di uno dei due tackle della linea offensiva. Nel caso in cui ci siano due tight end in campo, il secondo viene denominato U Receiver.
” href=”https://www.huddle.org/glossary/y-receiver/” data-gt-translate-attributes=”[{” attribute=”” tabindex=”0″ role=”link”>tight end più produttivi della stagione, trascurato fino a quel momento ad eccezione di un no-look di Tua sparacchiato sulla schiena del tackle Patrick Paul (definizione da catalogo di giocatore “grosso”). Da quel momento in poi è un dialogo in esclusiva fra Tua e Jonnu Smith che raccoglie tre ricezioni per 44 yard e il Touchdown
Quando un giocatore offensivo varca il piano immaginario perpendicolare che seca il campo nella goal line dopo una corsa (in questo caso è sufficiente che il pallone, e non l’intero corpo del portatore di palla, superi la linea di demarcazione dell’area di segnatura, detta end zone), oppure un giocatore offensivo ed eleggibile riceve la palla nella end zone avversaria dopo un’azione di passaggio e tocca il terreno di gioco con entrambi i piedi. Un touchdown assegna 6 punti e dà la possibilità di effettuare un’azione di conversione con un calcio (extra point, 1 punto aggiuntivo, più frequente perché quasi sicuro) o alla mano (2 punti aggiuntivi, meno frequente perché più difficile, ma talvolta necessario per impattare o vincere la partita).(Wikipedia)
” href=”https://www.huddle.org/glossary/touchdown/” data-gt-translate-attributes=”[{” attribute=”” tabindex=”0″ role=”link”>touchdown che manda comunque la partita nei libri di storia (infatti 32-26 è il 1089esimo Scorigami nella storia della NFL…)
Non si può dire che sia stata una brutta partita, ma sembrava una storia che apparteneva ad un campionato diverso. Jets tignosi e orgogliosi più in difesa che in attacco (nonostante l’assenza di Sauce Gardner), tentano di mettere in campo quello che hanno e ci riescono: il comitato di running back rookie fa il suo e non fa rimpiangere troppo Breece Hall, Tae Adams e Garrett Wilson quando non si scontrano tra loro in campo aperto portano a spasso la difesa di Miami (Wilson ha praticamente bullizzato Jalen Ramsey…), Rodgers ha molto poco da rimproverarsi, ma per l’ennesimo anno l’aria a New York è assai pesante, compreso il licenziamento di Robert Saleh che ha innescato una vera e propria slavina. Ci sono diversi buoni giocatori, ma a volte questa squadra dà sempre l’idea di un puzzle da comporre senza nessuna figura di riferimento
I Dolphins… Same old Dolphins: vanno bene con chi sta oggettivamente peggio, ma non appena si sale di tono bussano, lasciano la scatola di cioccolatini e vanno mestamente via. Si ha l’impressione che il tetto di questa squadra sia quello della classica one-and-done ai playoff, ammesso che. Chi si ostina a vedere il problema in Tagovailoa probabilmente non mette bene a fuoco i cambi di sistema cuciti su un giocatore che “è” il sistema. Al netto dei problemi fisici il QB è passato dal gestire un attacco di fuochi d’artificio come quello dello scorso anno a un attacco che, in nome di una completezza che una squadra con ambizioni non può non avere, deve poter imporre anche le corse. Qui entrano altre variabili nell’equazione: la linea d’attacco non può prescindere dal supporto di Terron Armstead che praticamente non si allena quasi mai e gioca in condizioni fisiche decisamente non ottimali (respect). Patrick Paul potrebbe essere una risposta interessante ma non nel breve termine. Aaron Brewer è un ottimo centro quando va a bloccare al next level, le due guardie Jones e Eichenberg non sono nemmeno l’ombra della coppia titolare dello scorso anno (Wynn e Hunt), e Kendall Lamm non vale Austin Jackson (in IR). Achane è un atleta superbo ma è un runner da cambio di passo, e Raheem Mostert va per i trentadue anni. Il combinato disposto di tutto ciò è che i Dolphins non impongono un ritmo alla partita con le corse, Hill e Waddle sono raddoppiati e gestiti con molto più successo rispetto allo scorso anno: la loro produzione è di 1469 yard e 7 TD in due, con un cap hit cumulativo di circa ventotto milioni e un cash total di più di quarantacinque milioni: per capire che forse qualche priorità va ricalibrata aggiungiamo che la coppia di guardie titolari costa poco più del kicker. Qualcosa vorrà pur dire. Lo scorso anno i Dolphins erano una fabbrica di big play, quest’anno sono l’ultima squadra per giochi da più di venti yard. Lo scorso anno la difesa era prima nei Sack
Quando un giocatore difensivo atterra il quarterback dietro la linea di scrimmage.
” href=”https://www.huddle.org/glossary/sack/” data-gt-translate-attributes=”[{” attribute=”” tabindex=”0″ role=”link”>sack, quest’anno è ultima. Unire i puntini non dovrebbe essere difficilissimo.
Una nota sul fair play di Hason Reddick. Quando Tagovailoa ha preso un primo Down
Ogni squadra in attacco ha disposizione quattro down per percorrere le 10 yard necessarie a continuare a rimanere in campo. In base alla posizione di campo di solito nel quarto down può essere calciato il punt o un provato il field goal.
” href=”https://www.huddle.org/glossary/down/” data-gt-translate-attributes=”[{” attribute=”” tabindex=”0″ role=”link”>down col solito slide che lascia tutta la tifoseria planetaria col fiato sospeso, si è limitato a mettergli le manone sul paraspalle. Alla prima occasione buona, Tua è andato a dargli il cinque. Questo va accostato a quello spettacolo indegno offerto da Al Shaair, a cui la NFL ha comminato solo quattro turni e che in sostanza rientrerà in campo prima di Trevor Lawrence. Forse c’è qualcosa da riconsiderare sul tema, ci permettiamo di notare.
Concludendo, sono due squadre che devono mettersi seriamente a studiare il modo per emergere in una division in cui in pratica sono venti anni che giocano per la wildcard, prima grazie ai Patriots e ora grazie ai Bills.
E se i Dolphins vogliono dimostrare un minimo di crescita almeno caratteriale, ora arriva la trasferta a Houston e quindi il Natale con i Niners.